Skip to main content

ST21 Gazette Ottobre 2022

WONKA VINTAGE POP

BY GIULIA WONKA

studio21 presenta occhi di gatto disegnati da altina chinasi

O-o-o-occhiali da gatto

Questa è la maxi storia degli occhiali a “occhi di gatto” e no, non li hanno inventati tre sorelle che han fatto un patto, bensì una designer americana, Altina Schinasi.

Oggi parliamo di moda, stile e design, vintage ovviamente. Gli occhiali da vista sono da sempre un accessorio indispensabile per alcuni e ricercato per altri.

Fino all’inizio del secolo scorso, la forma più usata per gli occhiali era quella tonda, ovvero la stessa da quando sono stati inventati nel Medioevo, di conseguenza i designer di montature di occhiali non avevano molto a cui ispirarsi.

È il 1930, Altina Schinasi, celebre artista, inventrice, regista e designer, è a passeggio per la Quinta Strada di New York, e, vedendo la triste vetrina di un ottico, ha un’intuizione. Capisce che era arrivato il momento di trovare una nuova forma di occhiali che valorizzasse il viso delle donne, “pensai che andava inventato qualcosa di meglio di quei terribili occhiali che ricordavano i tempi di Benjamin Franklin”, dichiarò in un documentario a lei dedicato.

E quale idea migliore delle maschere del carnevale veneziano come quella di Arlecchino, con gli occhi tagliati all’insù? Nacquero così i primi occhiali a forma di occhi di gatto, all’epoca chiamati proprio “harlequin”, prima di diventare famosi come cat-eye glasses.

Inizialmente questo design fu rifiutato da diversi grandi marchi del settore, incluso Ray-Ban. Altina si rivolse allora a una boutique con clienti prestigiose, riuscì a vendere alcuni modelli che cominciarono a diffondersi, e alla fine degli anni Trenta diventarono così popolari da permettere a Schinasi di aprire un’azienda e distribuirli in proprio.

Nel 1939 la grande catena di negozi di New York Lord & Taylor le diede un riconoscimento per il design degli occhiali a “occhi di gatto” e per aver rivoluzionato il settore aprendo la strada a nuove forme; complice l’introduzione dell’acetato di cellulosa (materiale facilmente lavorabile e scalabile con costi contenuti), sul finire degli anni Quaranta la capacità di produzione degli occhiali aumentò considerevolmente, con il risultato di trovare sul mercato occhiali a “occhi di gatto” di ogni dimensione, forma e colore.

Ma non solo: le star di Hollywood di quegli anni, da Marylin Monroe a Sophia Loren passando per Grace Kelly, erano le prime a sfoggiarli, sia nelle pellicole che in occasioni mondane, facendoli diventare simbolo della spensieratezza e dell’ottimismo degli anni Cinquanta.

Nel 1961 è Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany a indossare un paio di Oliver Goldsmith chiamati “Manhattan”, rendendo il modello con le lenti oversize estremamente popolare e iconico.

Come ogni moda che si rispetti, negli anni Settanta, Ottanta e Novanta cedettero il passo ad altre montature, soltanto alla fine degli anni Dieci tornarono per rimanere, anche negli anni successivi, sia sulle passerelle che sui nasi di modelle e celebrità come Bella Hadid, Emily Ratajkowski e Kendall Jenner.

Ovviamente, specie negli ultimi anni, il binomio musica e moda è unito da un legame sempre più stretto, ed ecco spuntare “occhi di gatto” anche su personaggi del calibro di Mary J Blige, che li annovera nella sua sconfinata collezione, e Beyoncé, che li ha mostrati alla 60esima cerimonia dei Grammy Awards e sul palco del On the run Tour.

https://www.instagram.com/giuliawonka

https://www.facebook.com/giulia.wonka


Dancing with MonnElisa

Bal au moulin de la Galette

BY ELISA PEANO

studio21 presenta Pierre-Auguste Renoir

Il nostro viaggio comincia con un’opera di Pierre-Auguste Renoir, uno dei più importanti pittori impressionisti di fine Ottocento.

Il suo successo però, come spesso accade a tutti i più grandi artisti, non arrivò immediatamente. Egli nacque da una famiglia di umili origini, la mamma era un’operaia tessile e il padre un sarto, nonostante ciò sin da piccolo Pierre-Auguste dimostrò due grandi talenti: la musica, riuscì addirittura ad entrare nel coro dell’Opéra da giovanissimo e il disegno, era solito infatti rubare i gessetti che il padre usava per lavorare e con essi disegnare.

Il padre, accortosi della seconda passione del figlio, gli acquistò i primi quaderni e matite nella speranza che potesse diventare un buon decoratore.

La vita di Renoir nella Parigi ottocentesca fu caratterizzata da grandi incontri che lo formarono artisticamente ed umanamente quali Emile Zola, Monet, Sisley, Bazille e Charles Greyer, ma nonostante il talento il denaro continuava a scarseggiare.

Egli partecipò anche alla guerra franco-prussiana, al termine della quale si avvicinò allo sfrenato stile di vite bohemienne. Renoir raggiunse la fortuna solo più tardi dopo numerosi viaggi, tra cui anche uno in Italia, agli inizi del Novecento, quando era ormai riconosciuto come uno degli artisti più illustri d’Europa, grazie ad alcune delle sue opere, fra cui il Bal au moulin de la Galette.

Il Moulin de la Galette era un locale nel quartiere di Montmartre, molto amato dalla gioventù parigina, che comprendeva bar, ristorante, sala e un ampio spazio all’aperto per il ballo. Rappresentava un luogo di incontro e di svago a cui vi poteva accedere chiunque per trascorrere del tempo al di fuori dei propri doveri quotidiani, era il manifesto della vita moderna dell’epoca.

L’edificio era stato ricavato dalla ricostruzione di due vecchi mulini a vento e il suo nome faceva riferimento a delle frittelle rustiche, le galettes, che venivano offerte come consumazione ed erano comprese nei 25 centesimi all’ingresso.

Il quadro immortala una delle tipiche giornate estive durante le quali il locale si riempiva di gente, fra famiglie che si radunavano attorno ai tavoli per bere lo speciale succo di melograno della casa, vino o birra, ascoltare la musica, che un’orchestra suonava su un palco, mentre le ragazze ballavano sulla terrazza e i giovani che cercavano di fare conquiste.

Renoir frequentò il locale per circa sei mesi, il periodo di tempo impiegato per dipingere il quadro, rigorosamente en plein air, come prevedeva l’arte impressionista.

Ogni pomeriggio, aiutato dai suoi amici, portava la grande tela di 1,31 x 1,75 metri ai margini della sala da ballo così da poter osservare e ritrarre ciò che gli appariva davanti.

studio21 presenta bal au moulin de la galette renoir

Il vero protagonista del quadro di Renoir è il movimento della folla, reso da un insieme di linee curve, dalla sovrapposizione delle figure che rende vivissima l’impressione della gente che si accalca nella piazzetta e dagli effetti di luce, ottenuti senza il gioco si ombre o l’uso di toni scuri, ma grazie al solo uso dei colori.

Il vero protagonista del quadro di Renoir è il movimento della folla, reso da un insieme di linee curve, dalla sovrapposizione delle figure che rende vivissima l’impressione della gente che si accalca nella piazzetta e dagli effetti di luce, ottenuti senza il gioco si ombre o l’uso di toni scuri, ma grazie al solo uso dei colori.

C’è una quasi totale assenza del disegno, ogni movimento è reso grazie ai colori, spiccano infatti gli ampi abiti delle donne rispetto a quelli più scuri degli uomini e anche il contrasto di azzurro e giallo, presente sul pavimento della sala, genera una sensazione di instabilità, ma allo stesso tempo di lontananza.

Le pennellate dell’artista si allungano nella parte alta del quadro con un movimento sinuoso e filamentoso e donano prospettiva. Il vero talento dell’artista e la bellezza della pittura impressionista permettono di ricalcare un’immagine piena di dettagli, dai bordi sempre meno definiti, man mano che ci si allontana.

L’ambiente che emerge è giocoso e spensierato, evoca il piacere del ballo e del divertimento, rappresenta a pieno l’animo di Renoir, un uomo allegro e ottimista, e ci racconta un lato tipico della vita parigina dell’ottocento.

L’ambiente che emerge è giocoso e spensierato, evoca il piacere del ballo e del divertimento, rappresenta a pieno l’animo di Renoir, un uomo allegro e ottimista, e ci racconta un lato tipico della vita parigina dell’ottocento.

Pierre-Auguste Renoir infatti disse “un dipinto può essere grande pur essendo gioioso”, ed è proprio quello che accadde con quest’opera, mastodontica sia per la fama che per le dimensioni, rappresenta un inno alla gioia di vivere, al divertimento e alla danza, rendendo lo spettatore parte integrante della festa.

https://www.instagram.com/__elisapeano


A message to the people

studio21 presenta Dario Claudi in arte DANGE

Mi chiamo Dario Claudi in arte DANGE, classe 1985 e sono un ballerino, insegnante, coreografo professionista e organizzatore di eventi, faccio parte da sempre di una crew chiamata TREE BOO DANCERS che ha contribuito negli anni alla scena partenopea e italiana dell hip hop e dell house culture, cercando di inglobarle nella mentalità comune.

Ballo dal 1996 e sin dal 2000 con i miei soci abbiamo cercato di rappresentare al massimo la spiritualità e l’ideologia culturale ed artista che la nostra città, Napoli, ci ha sempre ispirato

Ho ricevuto molto influenze artistiche di ogni genere nel mio percorso che anche oggi è sempre in evoluzione come una ricerca essenziale del proprio nuovo io che non è altro che un vettore attraverso il quale fluisce un messaggio, ed è proprio questo ultimo ad essere il motore di ricerca che mi fa muovere in un viaggio che spesso non ha mai fine.

Uno dei centri nevralgici di tutto ciò è proprio la CK STREET DANCE ad Aversa nel casertano ,dove insegno ormai da circa 13 anni e da 4 ormai ne sono anche il direttore artistico.

In questa nuova visione della CKSD, oltre che focalizzarci su tutti gli stili della street dance (hip hop, house, popping, locking, breakng, waaking, dancehall, voguin, contemporary), abbiamo come obiettivo quello di far vivere ai nostri studenti un intera esperienzaa 360° di quella che sarà la vita di un ballerino un domani se lo vorranno e non parlo solo di gare, saggi, battle o workshop ma anche di viaggi ed esperienze lavorative retribuite (spettacoli, progetti, video) a seconda del livello del singolo e dal lavoro richiesto.

Tutto ciò permette agli allievi non solo di sognare o di lavorare sodo per un ipotetico futuro ma anche di toccare con mano in parte ciò che poi gli aspetterà.

studio21 presenta Dario Claudi in arte DANGE

Un altro corso importante è quello della PLANET DANCE SCHOOL a Napoli, una scuola tutta di hip hop con la quale collaboro da poco ma che da subito sta dando grandi risultati, bè non era da stupirsi visto che vantava già di un curriculum di tutto rispetto… la particolarità del mio corso è che si tratta di hip hop old school visto che il loro lavoro è improntato sul commercial e main stream hanno deciso di non tralasciare quella parta più old del linguaggio della danza hip hop e questo dice già tutto sulla minuziosità del lavoro che fanno.

Prossimamente invece mi concentrerò su un nuovo progetto tutto house dance, inserendo altri house dancers napoletani per accompagnarmi in questo nuova avventura.

Ancora non è definito totalmente ma posso anticiparvi che si tratterà di una open class settimanale con un lavoro insolito… restate connessi sulle mie piattaforme social per i dettagli.

Parlando di house non potevamo tralasciare l’HOUSE DANCE EUROPE che si sta svolgendo proprio questo settembre 2022 a Meta di Sorrento, uno dei fiori all occhiello della nostra splendida terra.

Dopo due anni di stop io e i miei soci, Tina e Fritz abbiamo riproposto l evento in una formula tutta nuova che unisce la solita visione dell esperienza del campus di danza al divertimento di una vacanza con parties, aperitivi e anche una mini crociera a Capri e Positano, che è un modo più simile ad un’esperienza che si potrebbe avere andando alla ricerca dei posti dove la house dance è più sviluppata, e quindi appunto una visione più reale.

Le novità poi non finiscono qui,stiamo già lavorando per l’HDE 2023! Non posso farvi spoiler ma lo scoprirete presto.

https://instagram.com/dariodange.claudi

https://www.facebook.com/dario.dangeclaudi


Sneaker News - una rurbica a cura di Studio21 Street dance school Torino

VANDERSON: LA COLLEZIONE VANS X ANDERSON .PAAK

Stile iconico dalla testa ai piedi per tutta la famiglia

studio21 presenta VANDERSON: LA COLLEZIONE VANS X ANDERSON .PAAK

Come primo Global Music Ambassador ufficiale di Vans, Anderson .Paak rappresenta perfettamente lo stile derivato dall’espressione creativa che ha definito Vans per generazioni.

L’ultima collezione di scarpe e abbigliamento realizzata in collaborazione con Anderson trae ispirazione dalla tradizione, dalla creatività e dal sostegno alla comunità.

Per celebrare lo stile originale e le passate collaborazioni di successo dell’artista con Vans, entrambi i team sono entusiasti di sostenere una collaborazione continuativa incentrata sulla creatività e di presentare una campagna con uno sguardo sulla sfera personale di Anderson.

Diretta dallo stesso Anderson, la campagna vede la partecipazione di Marsai Martin e della famiglia di Anderson, tra cui il figlio, la sorella e i nipoti: Soul Rasheed, Roni Baize, Brooklyn Baize, Knight Baize, Kamia Timan, Paris Timan e Milan Timan.

“Vans è stata molto paziente con me in questa occasione”, ha dichiarato Anderson .Paak.

Ci siamo dati appuntamento a Malibu tutte le settimane e abbiamo progettato queste scarpe sotto il sole della California. Ad oggi, questa è la mia collezione migliore e sono molto orgoglioso di quello che siamo riusciti a realizzare insieme!

Anderson .Paak
studio21 presenta VANDERSON: LA COLLEZIONE VANS X ANDERSON .PAAK

Le scarpe della collezione firmate da Anderson, le EPaak Sport, combinano il classico stile Off The Wall di Vans con una stampa originale: il motivo paisley nero sovrapposto al camoscio nero offre la possibilità di guardare più da vicino e di apprezzare i dettagli non evidenti a prima vista.

Le Epaak Sport sono realizzate con una linguetta a soffietto, un nastro con dettagli originali, doppie cuciture per una maggiore durata e una soletta integrabile per il massimo comfort tutto il giorno.

La stampa paisley nelle tonalità della Terra è stata rivisitata per le Authentic nella colorazione sabbia Anderson .Paak, mentre per le Old Skool 36 DX è stata riproposta in una tenue tonalità di verde Anderson .Paak. Questa collezione di scarpe è stata realizzata per tutta la famiglia e comprende anche modelli per bambini e ragazzi.


STUDIO21 PLAYLIST by Dange