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ST21 Gazette Agosto 2021

BALLA COME MANGI

SUMMER NUTRITION VIBESS

CECY GROSSO

È arrivato il temuto momento della prova costume, durante il quale diventa fondamentale attenersi a piccoli accorgimenti nutrizionali che possono aiutarti a rimanere in forma e in salute nel periodo estivo.

Ecco alcune raccomandazioni della rubrica “Balla come mangi”:

1. Aumentare consumo di frutta: attenzione sempre agli eccessi, poiché la frutta nonostante sia ricca in vitamine e minerali ricorda sempre che è ricca di zuccheri, perciò è opportuno consumarla nelle adeguate quantità.

2. Aumentare consumo di acqua almeno 2 litri/giorno, poiché le elevate temperature aumentano la perdita di liquidi.

3. Prediligere sempre piatti completi (sia a pranzo che a cena). Non deve mancare mai il carboidrato, la proteina e le verdure ricche di minerali (magnesio e potassio) importanti soprattutto d’estate. Piatti a base di pasta fredda o insalate di riso, farro, cous cous, etc, possono essere un buon esempio.

4. Evitare bevande zuccherate poiché invece di rinfrescare aumentare gli zuccheri in circolo con aumento della sensazione di calore.

5. Non deve mancare mai la frutta secca (noci, mandorle, e nocciole) da poter aggiungere nello yogurt (ottimo spuntino rinfrescante).

6. Non privarti del gelato ma ricorda che non deve essere un pasto sostitutivo, con la falsa idea che può essere un pasto completo, bensì è ricco di zuccheri e grassi e povero di altri nutrienti importanti.

Nonostante il caldo non diventare sedentario, ma sfrutta le ore fresche del mattino o del tardo pomeriggio per dedicarti a te stesso con della buona attività fisica che preferisci (dedicati almeno 1 ora al giorno per te stesso).

D’estate siamo sempre più propensi a consumare il classico e meraviglioso aperitivo al tramonto. Non vietartelo, tuttavia modera sia le bevande sia le porzioni di cibo disponibili, poiché è molto semplice eccedere con le calorie. 

D’estate per comodità incentiva il consumo di legumi (fagioli, ceci, e lenticchie) ottimi da inserire nelle insalate, poiché sono ricchi di macronutrienti e micronutrienti importanti per la salute e il benessere del nostro organismo. 

Ricordati di variare il più possibile i secondi piatti nel corso della settimana: legumi, salumi, uova, carne, pesce, formaggi magri, cercando di limitare la carne rossa, salumi e i formaggi ricchi di grassi saturi. 

Inoltre, d’estate per migliorare la propria abbronzatura prediligi alimenti di colore arancione ricchi in beta carotene, il quale stimola la nostra melanina importante per abbronzarsi al meglio: carote e melone e cachi. D

etto ciò, goditi l’estate con serenità e spensieratezza, così da ricaricare le forze al meglio per il nuovo anno più in forma che mai. 


ST21 Gazette Agosto 2021

ST21 MEETS: IRIE QUEEN

by ALICE LETTIERI

Irie Queen è una delle ambasciatrici della danza e della cultura giamaicana in Spagna. La sua passione per la danza è frutto di anni di sperimentazione e studio. Da quando ha iniziato il suo percorso nel 2001, Irie Queen non ha smesso di allenarsi e conoscere diverse discipline, dall’hip hop alla danza del ventre, fino a quando nel 2008 ha scoperto il suo amore per la Dancehall e ha deciso di lasciare tutto per dedicarsi alla sua formazione come ballerina e insegnante.

studio21 meets Irie Queen

Da allora e fino ad oggi, quel sentimento incondizionato la ha portata a far conoscere questa disciplina ovunque andasse, oltre a combinarla e completarla con la sua versatilità nella danza, rendendo la Dancehall qualcosa di accessibile ad ogni ballerino.

Nel 2003 Irie Queen ha iniziato a farsi conoscere anche per il Twerking, una disciplina che ha sviluppato fin dai suoi inizi nella danza, stabilendo una connessione totale con i fianchi e il bacino, e facendo un grande studio sulla sessualità femminile che ha aiutato centinaia di donne a sentirsi forti attraverso il movimento.

Nel 2015 ha aperto la sua scuola a Madrid, la prima accademia di Dancehall e Twerking in Spagna, dove ha lavorato duramente per trasmettere le sue conoscenze e creare cultura attraverso la danza.

Se dovessi riassumere le tappe più importanti del tuo percorso professionale quali sarebbero? 

La tappa iniziale è quella in cui mi innamoro della danza e mi rendo conto che è la mia vocazione. È un momento innocente e intimo, inizio a scoprire molti video su youtube di dancehall queens in Giamaica e mi immagino su quei palchi con loro.

Nel 2008 decido di dedicarmi completamente al dancehall e all’insegnamento. Nel 2009 mi presento come “lady move” al primo concorso di dancehall queen in Madrid e successivamente nel 2010 a Barcellona come Irie Queen.  La tappa successiva è quella in cui arrivano molti riconoscimenti professionali, collaboro con MTV, partecipo come ospite al ROTOTOM, mi fotografano per la copertina di INTERVIU e lavoro molto.

Arriva poi un momento di forte disillusione, accompagnato da un momento personale complicato e che coincide anche con la mia decisione di aprire la prima accademia dedicata al Dancehall a Madrid con tutte le difficoltà che ne derivano.

La tappa in cui mi trovo attualmente è senza dubbio una tappa matura e cosciente, torno a entusiasmarmi per la mia arte, mi butto a capo fitto in nuovi progetti e mi circondo di persone che mi arricchiscono.

Come hai vissuto da pioniera del dancehall la sua ascesa in Spagna e com’è stato il tuo primo contatto con la cultura?

In quegli anni non ero sicuramente l’unica ma sono stata una tra le persone che ha apportato maggior visibilità alla scena, basti ricordare che ho rappresentato la Spagna nel 2015 quando arrivai in finale al dancehall queen contest a Kingston in Giamaica.

Il mio primo contatto con il dancehall è stato totalmente indiretto e casuale: avevo 13 anni e fu attraverso una mixtape di reggaeton che mi piaceva da impazzire e che ascoltavo in continuazione.

Incuriosita, scopro successivamente che il dancehall e il reggaeton hanno una radice in comune: il reggaeton infatti (o come era chiamato a Panama, il “dancehall in spagnolo”) si appropria e trasforma uno dei due ritmi che caratterizzano il dancehall e lo mescola con l’influenza hip hop e del reggae spagnolo di panama.

Il genere passa ad essere indentificato con il nome con cui lo conosciamo oggi nella industria nel 2004 grazie a Daddy Yankee

In una seconda evoluzione del reggaeton, nasce il cosiddetto 110 (110 beats x minuto), un ritmo accelerato che riconoscevo nello stesso dancehall. Mi colpì molto e notavo come mi veniva spontaneo muovermi su quei beats.

È curioso, in realtà io già ballavo dancehall senza sapere neanche cosa fosse, mi lasciavo trasportare da quel ritmo, quelle frequenze e quelle energie.

Studio21 meets Irie Queen

Cosa ha significato essere donna e ballerina di dancehall a Madrid? Cosa è cambiato adesso?

Quando iniziai a ballare, mi allenavo con i b-boy di Madrid, mi insegnavano a fare acrobazie e io a cambio insegnavo loro trucchi per migliorare la loro flessibilità. Fu un’esperienza speciale, del tutto rispettosa e molto arricchente.

Era senza dubbio stravagante quello che facevo, il mio bagaglio culturale includeva danza del ventre, ballavo sempre muovendo i fianchi e facendo acrobazie e la cosa impressionava parecchio a quei tempi.

Di fatto ero l’unica ragazza in mezzo a un sacco di uomini, cosa che mi ha creato qualche incomprensione con le altre ragazze che iniziavano anche loro a ballare dancehall.

Ripenso alla me stessa di quegli anni e mi vedo super determinata nel migliorare, metodica nel crescere e molto ambiziosa. Andavo a un ritmo che forse la maggior parte delle mie coetanee donne non hanno saputo condividere o capire, o, probabilmente, io non sono stata capace di integrarmi.

Adesso amo lavorare con le donne. Sento che ho molto da offrire loro e tante relazioni insegnante-alunna si sono trasformate e consolidate nel tempo in bellissime amicizie.

Se dovessi dare un consiglio alla Iria di 10 anni fa, cosa le diresti?

Le direi di non perdere il contatto con le amicizie per la danza, di non perdere mai di vista chi sei e di non avere fretta. Con lavoro e costanza le opportunità arrivano, se non oggi, domani.

A volte penso di aver dato troppo per la mia passione per la danza e troppo giovane, in una maniera forse troppo totalizzante, dimenticandomi di tutto il resto, come se mi sentissi quasi in obbligo di restituire qualcosa alla cultura che mi aveva fatto innamorare così tanto. C’è anche da dire che 10 anni fa era tutto diverso, non esisteva Instagram e le reti social non avevano un così grande impatto sulle nostre vite. Non esisteva l’immediatezza di poter accedere a qualsiasi tipo di informazione e la fretta di imparare tutto e subito a scapito della qualità e della ricerca.C’era più rispetto nei confronti di quelle persone che facevano già parte della scena, dei creatori dello stile, degli ambasciatori della cultura; ti rivolgevi a loro con più umiltà, più purezza e genuina curiosità. Si creava un vincolo più intenso e un interscambio più rispettoso. 

Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato nel tuo percorso di ballerina e soprattutto quando hai deciso di dedicarti all’insegnamento di una cultura e una danza come il dancehall in Spagna?  

Sicuramente mi sono scontata e mi scontro tutt’ora con molti pregiudizi. Dieci anni fa il dancehall in Europa era uno stile nuovo e dirompente, mi trovavo sempre a dare troppe spiegazioni del perché facevo quello che facevo. Il mio sforzo è sempre stato quello di far conoscere la cultura del dancehall affinché non venisse rifiutato. 

Quello che mi succedeva ai tempi era che mi si incasellava in uno stile di danza fatto di pregiudizi e poco altro. Ho ballato per anni danza del ventre, mi sono formata in conservatorio in danza classica, ho ballato hip hop però all’improvviso quello che attirava di più l’attenzione era il fatto che muovevo il sedere, che facessi la spaccata e che ballassi dancehall queen. Il resto della mia formazione passava in secondo piano.

Purtroppo, ancora oggi è ancora difficile farsi prendere sul serio, essendo donna e ballando dancehall queen. È difficile far sentire la propria voce, è difficile farsi riconoscere come un’artista.

Chi sono state le tue fonti di ispirazioni e i tuoi modelli? 

La mia prima ispirazione è sicuramente mia madre, il mio modello, una donna forte e perseverante. La mia famiglia in generale mi ha sempre appoggiato nelle mie scelte.

A livello professionale ho una rete di compagne in giro per il mondo con cui condivido preoccupazioni, problemi, successi, e con cui mi confronto abitualmente.

Prima su tutte Alevanille, una amica con la A maiuscola. Poi Amar, Leona, referenti della cultura che rispetto moltissimo e che sento vicine nella mia evoluzione anche se siamo fisicamente lontane.

Un’altra donna fondamentale per il mio percorso è stata sicuramente Latonya Style. Non solo mi ha ispirato e mi ha formato ma mi ha aiutato a credere in me stessa ed avere fiducia nel mio percorso.

In Spagna ovviamente non posso non citare Kim Jordan, una professionista della cultura bounce e Silvie Mannequeen per la cultura Vogue…e ovviamente il mio TEAMIRIE, che mi ha dimostrato che danza e amicizia possono andare per mano.

Quali sono I messaggi che Irie Queen trasmette attraverso il Dancehall Queen?

Credo che Irie Queen trasmetta prima di tutto sicurezza nel movimento, libertà di espressione e versatilità, o almeno è quello che dice chi mi vede ballare.

Riconosco di aver giocato un ruolo molto importante in Spagna per la cultura giamaicana perché ho saputo trasformare un linguaggio molto potente e molto facile da rifiutare e tacciare come “non appropriato” in qualcosa di più “accessibile” al pubblico europeo e, nel mio caso, spagnolo.

Per l’educazione che ho ricevuto non mi sono mai sentita a disagio ad esplorare la sensualità e la sessualità della danza, ma ovviamente la società spagnola ai tempi non era per niente preparata. 

Questo è servito da inspirazione a molti altri e altre che si sono avvicinate a questo stile e che hanno trovato nella danza il loro modo di esprimere la propria personalità .

Irie Queen

Chi è Iria? E chi è Irie Queen? 

Irie Queen è l’alter ego di Iria: è potente, è sicura e ispira…

Iria è intensa, sensibile, allegra, solare, una buona amica, ma soprattutto è una persona insicura che ha trovato nella danza il suo appiglio per esplorare e ricercare la sua sicurezza.

La tua danza ti ha portato a visitare tanti posti in giro per il mondo. Scegline uno.

Senza dubbio Panama. È stato un posto con il quale ho sentito una connessione magica dal primo momento, con la sua gente e con la sua musica. Ho imparato tantissimo sul dancehall panameño e il dembow.

L’ultima volta che sono stata li ho avuto l’onore di conoscere Managhetto, una crew di ballerini di Panama. Ho collaborato con Kufu Banton per il suo video “tu eres un bom bom”.

Com’è stata la tua prima esperienza in Giamaica? In cosa pensi ti abbia cambiato il viaggio? 

La prima volta sono andata in Giamaica nel 2015, con il gruppo organizzato da Ale.

Lo shock culturale è stato abbastanza forte, nonostante sapessi già un sacco di cose sulla cultura. Penso che chi viva l’esperienza giamaicana in maniera del tutto positiva non abbia capito cos’è il dancehall nella sua totalità, con le sue contraddizioni e le sue peculiarità. 

La Giamaica mi ha cambiato e ha rivoluzionato la mia maniera di ballare dancehall, sono tornata con un Groove totalmente diverso, più maturo. Li ho esplorato lo skanking e il rock steady come ancora non avevo avuto opportunità di fare e mi sono immersa il quello stile di vita che è il dancehall.

L ‘esperienza più divertente che mi è capitata in Giamaica è stata quando, in un locale di jerk Chicken di Kingston, durante una festa anni 80, all’improvviso suona la Macarena. Avevo intuito che aveva qualcosa di familiare, era un ritmo dancehall senza dubbio.

Mi avvicinai un po’ timorosa al cerchio di persone che si era formato e iniziai a ballare la macarena come la ballavo da piccola in Spagna. 

La sorpresa sulle facce delle persone  fu impagabile, e mi chiesero: “ma come fai a conoscere i passi??” 

Per cosa lotti oggi? 

Lotto per dare alle donne gli strumenti per connettersi con il proprio corpo attraverso la danza e il movimento non passando per l’esposizione estrema ma l’esplorazione di sé.

Lotto anche affinché i ballerini riconoscano l’importanza della cura del fisico e della prevenzione di lesioni. Mi sto specializzando in questo ambito adesso.

Irie queen e il twerk.

Ultimamente ho preso un po’ le distanze dal twerk perché non condivido quello che si sta trasmettendo adesso sotto l’etichetta TWERK, credo abbia perso completamente il contatto con quelle che sono le sue origini. Un movimento che nacque per dare visibilità a un collettivo marginalizzato dalla cultura mainstream, quello LGTB, che stava lottando per uno spazio sicuro e per poter esplorare la propria identità.

Vedo molto esibizionismo e poca esplorazione di quello che è un movimento potente, quello del bacino, importante per la connessione e l’esplorazione della propria identità, qualsiasi essa sia. 

Qualsiasi danza che implichi il movimento del bacino è un arma potentissima, sessualmente e energeticamente. E’ una parte del corpo che deve essere “sbloccata” e esplorata, ed è un elemento della comunicazione che veicoliamo. Mi piacerebbe poter estendere questo discorso anche al pubblico maschile.

Il twerk è femminista? Non necessariamente, dipende che uso ne fai. Fu senza dubbio uno strumento politico che la comunità LGBT usò per la propria lotta. Ed è senza dubbio una danza carica di potenza sessuale e sensuale, ma non per forza muovere il sedere fa di te una ballerina sexy. Quello che bisogna riconoscere è che la sessualità femminile purtroppo vende e si sfrutta ad appannaggio dello sguardo maschile. 

Quando faccio twerk è perché voglio, e sono cosciente dell’arma potente che rappresenta il mio corpo.

https://www.instagram.com/iriequeen/


ST21 Gazette Agosto 2021

MURALES#2

Due nuovi murales commissionati da @finecobank hanno preso vita grazie al lavoro degli artisti Chekos e Roberto Collodoro sui muri della sede della banca in Via Marco D’Aviano e in Via Leoncavallo a Milano. Le due opere, chiamate Eternisea e Mission Future, parlano di innovazione e futuro parlandosi a distanza: due anziane che guardano il mare attraverso i visori della realtà virtuale e una bambina che lancia un razzo verso nuovi mondi si scambiano un messaggio positivo di speranza. Guardare al passato per costruire quello che verrà, è questa la connessione circolare che lega i due murales, un ciclo di innovazione che Fineco ha deciso di intraprendere come augurio per la città di Milano e per il futuro di tutti.

ST21 Gazette Agosto 2021 – Murales#2 – Chekos and Roberto Collodoro
ST21 Gazette Agosto 2021 – Murales#2 – Chekos and Roberto Collodoro

https://www.instagram.com/chekosart/

https://www.instagram.com/robico_art/


LO SAPEVI CHE?

TLC

No Scrubs è il singolo del trio femminile statunitense TLC, pubblicato il 23 marzo 1999 come primo estratto dal terzo album in studio FanMail. Il brano e’ stato scritto dal produttore Kevin “She’kspere” Briggs insieme a Tameka Cottle e Kandi Burruss (entrambi del gruppo Xscape).

Che cos’è’ uno “scrub”, termine slang per indicare uno “sfigato”, senza lavoro, senza automobile e privo di classe. No Scrubs è il primo singolo delle TLC ad avere come cantante principale Rozonda “Chili” Thomas anziché Tionne “T-Boz” Watkins. Il futuristico videoclip ha permesso alle TLC di vincere l’MTV Video Music Awards nel 1999 come “Miglior video di un gruppo”, battendo i favoriti ‘N Sync e Backstreet Boys.

Tre ragazzine cresciute ad Atlanta a ritmo di hip hop e R&B, hanno cambiato per l’immagine e l’attitudine dei gruppi pop al femminile. 

Infatti sono state loro ad inventare il GIRL POWER! T-Boz, Chilli e Left Eye non si facevano mettere i piedi in testa da nessuno: né dagli uomini, né dal music business.

TLC – No Scrubs

Presto fuori le novità della prossima stagione di Studio21

ST21 Gazette Agosto 2021

STUDIO21 PLAYLIST best of Sunday